Grazia Maria Cosima Damiana Deledda nasce a Nuoro il 27 settembre 1871, quinta di sette figli. All’età di diciassette anni, invia alla rivista romana «Ultima Moda» il racconto Sangue sardo, che rientra nel genere della narrativa popolare e d’appendice, sull’esempio di Ponson du Terrail. Per quanto le sue ambizioni letterarie vengano osteggiate dalla famiglia, Deledda continua il suo apprendistato, raggiungendo uno stile personale che si concretizza nel primo romanzo, Fior di Sardegna (1892), seguito da Anime oneste (1895), con prefazione di Roberto Bonghi. Ha inizio una notorietà nazionale, sulla scia degli ultimi romanzi del “periodo sardo” (Il tesoro, 1897; La giustizia, 1898; Il vecchio della montagna, 1900), destinata poi a consolidarsi con le opere successive, che prendono vita lontano dalla sua terra natale (e relative al “periodo romano”). Tra queste ricordiamo Elias Portolu (1904), uscito a puntate sulla «Nuova Antologia» (poi divenuto un film, nel 1916, con interprete Eleonora Duse); L’edera (1908); Canne al vento (1913); Marianna Sirca (1915); L’incendio nell’oliveto (1918). Riceve, il 10 dicembre 1927, il premio Nobel, per poi pubblicare, sulla scia del successo internazionale, i romanzi Annalisa Bilsini (1927); Il vecchio e i fanciulli (1928); Il paese del vento (1931); L’argine (1934); La chiesa della solitudine (1936). Muore a Roma il 15 agosto 1936. Tra le opere postume ricordiamo la biografia romanzata Cosima (1936).